Escursioni e momenti:
intrattenimento tra natura, arte e leggenda

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La valle Grana non ti promette ghiacciai e cime da record, ma lo spettacolo delle fioriture alpine che si affacciano
tra Marittime e, la quiete di pascoli e borgate, un silenzio rotto solo dal rumore dei passi e dagli echi delle storie di chi ha
percorso questi sentieri prima di noi. Sentieri tracciati dai nostri avi e frequentati da personaggi a cavallo tra storia e leggenda:
commercianti, contadini, avventurieri, streghe, Saraceni, Napoleone, la Regina Giovanna…

Giugno è il mese delle orchidee ed è l’occasione per una visita guidata alla scoperta
del mondo delle orchidee spontanee delle Alpi sulla Montagna dei Tigli di Pradleves. Questa luogo ospita inoltre i due Siti di Interesse
Comunitario (S.I.C.) della nostra valle: il Linum narbonense, endemismo botanico, qui presente nell’unica stazione alpina della specie e la "Pietra
vivente", vero e proprio corallo di terra, risultato della collaborazione tra le piante organogene e le sorgenti pietrificanti qui presenti. La Montagna
dei Tigli è un mondo carsico ricco di grotte e di suggestioni. Qui come ovunque abita il mito. La leggenda è quella del Capitano, un reduce delle guerre
napoleoniche, che ritrovò la pace su questa montagna.
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Dalla borgata Cialancia di Pradleves, caratteristico insediamento su pendio e luogo denso di miti, parte un agevole sentiero che attraversa il bossoleto degli Avenìe,
la più grande formazione a bosso (Buxus sempervirens) d’Italia. Una immensa macchia sempreverde che, grazie all’esposizione soleggiata,
è percorribile tutto l’anno. Il percorso, di grande valore paesaggistico, è costellato di luoghi leggendari. Chi ti accompagna
raccontando, ti introdurrà in un mondo intriso di mitologia, evocata dal curioso fenomeno della pareidolia, e ti farà conoscere le curiose
leggende che preludono alla saga pre-tolkieniana di una compagnia di sprovveduti eroi a caccia di un tesoro nascosto tra le viscere di questa montagna.
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Per chi ama i pascoli e le vette, seguendo un percorso più impegnativo, partendo dalle borgate più alte di Monterosso Grana,
è possibile raggiungere le praterie fiorite degli anfiteatri glaciali dei Quiot, e la pianura sommitale di Pra Piàn, con vista sulle vette innevate delle Alpi Marittime.
Da quassù si dominano i mondi sottostanti, luoghi oggi abbandonati, come la borgata di Pentenera. Qui il mito incontra la storia, con la vicenda terribile della più potente delle streghe,
la masca Brardo.

Tutti i luoghi di questa montagna parlano di lei e dei suoi prodigi. Quassù l’escursione è anche l’occasione per raccogliere il testimone di una grande storia,
che si tramanda in valle dal 1600, e capire perché i bombi neri, per noi, sono diversi da tutti gli altri.

Da qui parte il percorso delle monache fuggitive, cacciate da quella presenza malvagia. Un itinerario che ci conduce nell’adiacente alta valle Maira, fino al colle che porta il nome di
quella vicenda sciagurata: il Colle delle Monache.

E poi, nel susseguirsi delle cose narrate, prende vita la figura del Generale della Grande Armée, Napoleone in persona, che risalì la valle per impadronirsi del prezioso talismano che
proteggeva la comunità di Pentenera dalla peste e dalle sciagure del tempo: l’antica campana di bronzo del campanile a vela della borgata inferiore.

Questi e molti altri i luoghi che vale la pena di visitare e le vicende che è interessante conoscere.
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Per chi desidera spingersi ancora più in su, la perla della valle è senza dubbio il santuario di San Magno, con l’Ara di Marte, i cicli pittorici del gotico
piemontese e le sue tradizioni. Prima fra tutte la festività del santo, il 19 di agosto, animata dai riti pittoreschi della Bahìa, la congregazione laica dei monaci festanti nei
loro variopinti costumi secenteschi, che danno colore festa.
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Ma per chi va alla scoperta del bello alternativo, il luogo mitico è Narbona di Castelmagno. L’"Ultima Thule", la finis terrae, l’estrema fra le terre abitate.
Il luogo dei luoghi, tra l’immaginario e il reale, è presenza culturale costante nella geografia e nella cultura di un popolo. Per noi in valle Grana e Narbona, l’Arbouna.
Narbona, insediamento estremo, al tempo stesso locus amoenus e hortus conclusus, pur nella sua decadenza è luogo prodigo di suggestioni. Le vie d’accesso sono tre.
La più suggestiva è il "sentiero dell’aria", percorso ardito tra i dirupi, ricco di vedute, di fioriture e di racconti.

Sopra la borgata è possibile visitare la Grotta del Ghiaccio, un antro glaciale ascrivibile al tipo di grotta detta “dinamica”,
dove grazie ad una conformazione della cavità, inclinata verso l’interno, e ad una circolazione “a tubo di vento”, gigantesche stalattiti di
ghiaccio cristallino sono presenti tutto l’anno.
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Nella più accessibile borgata capoluogo di Campomolino è stato allestita la casa museo "Una casa per Narbona",
dove sono possibili visite guidate alla scoperta di quel che non è più, ma ancora vive nella memoria.
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